martedì 13 marzo 2012

CHE COS’E’ LA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

     La Terapia Cognitiva (TC) è stata sviluppata dallo psichiatra americano Aaron T. Beck mentre lavorava presso l’Università della Pennsylvania nei primi anni ’60 (J.S. Beck, 1995). La TC cerca di migliorare il disagio emotivo dei clienti aiutandoli ad identificare, esaminare e modificare lo stile cognitivo distorto e disfunzionale che è alla base del loro disagio. La TC aiuta i clienti a sviluppare punti di vista alternativi in modo da fronteggiare meglio i loro problemi.
L’approccio di A.T. Beck si concentrò inizialmente sulla ricerca e sul trattamento della depressione (Beck et al.,1979), ma negli ultimi due decenni la TC è stata applicata ad un numero sempre crescente di disturbi, inclusi i disturbi d’ansia e le fobie (Beck et al., 1985), l’abuso di sostanze (Beck et al., 1993), i disturbi di personalità (Sperry, 1999), i disturbi ossessivo-compulsivi (Salkovskis, 1999), il disturbo da stress post-traumatico (Ehlers e Clark, 2000), le psicosi (Morrison, 2001), il disturbo bipolare (Newman et al., 2002) e a diverse popolazioni cliniche come i clienti psichiatrici ricoverati in ospedale (Wright et al., 1993), i clienti con problemi medici cronici (White, 2001), i bambini e gli adolescenti (Friedberg e McClure, 2002) e le persone anziane (Laidlaw et al., 2003). La TC è così diventata l’approccio più conosciuto e valido nel campo della Terapia Cognitivo Comportamentale. 

Non sono gli eventi di per sé a determinare le nostre emozioni, ma i significati che noi  associamo a questi eventi

E’ importante scoprire il significato che la persona associa agli avvenimenti della sua vita, per comprendere la sua reazione emotiva ad un particolare evento. In altre parole, l’evento è identico per ogni persona ma la reazione emotiva non è la stessa, poiché ogni reazione viene mediata dal modo in cui ciascuna persona vede quell’evento. Perciò, per cambiare i sentimenti che nutriamo riguardo gli eventi dobbiamo cambiare il modo in cui pensiamo a essi.

L’elaborazione delle informazioni diventa distorta quando proviamo un disagio emotivo

La TC è basata su un modello di elaborazione dell’informazione: “Il presupposto è che sotto l’effetto di uno stress psicologico, i pensieri di una persona diventino più rigidi e distorti, i giudizi assumano un carattere eccessivamente generalizzato e assoluto e le credenze più profonde circa se stessi e il mondo diventino inflessibili” (Weishaar, 1996, p. 188). In uno stato mentale non disturbato, una persona tende a controllare le proprie impressioni e valutazioni sugli eventi in modo da ottenere informazioni chiare e accurate. Quando è emotivamente turbata, invece, la persona di solito altera le informazioni che riceve introducendo una consistente distorsione negativa nel suo modo di pensare, così che questo diventa rigido ed eccessivamente generalizzato.
Insegnare al cliente come identificare e correggere questi errori cognitivi facilita il ristabilirsi di uno stile di elaborazione delle informazioni basato sui fatti, flessibile e relativistico (non assoluto).

Esaminando tre livelli di pensiero è possibile di solito comprendere un disturbo emotivo

Questi tre livelli di pensiero sono: i pensieri automatici negativi; le assunzioni o regole sottostanti (anche dette credenze intermedie); le convinzioni profonde (o credenze di base). La strategia di trattamento usata di solito nella TC è quella di iniziare l’intervento al livello dei pensieri negativi automatici, per poi passare alle credenze intermedie sottostanti e infine alle credenze di base.

Pensieri, emozioni, comportamento, risposte fisiologiche e ambiente sono interconnessi

La TC non propone un modello unidirezionale dei disturbi emotivi, per cui un dato pensiero negativo o una credenza circa un evento conducono a un sentimento e a una risposta fisiologica che poi producono un certo comportamento. Ognuno di questi elementi è capace di influenzare tutti gli altri in un ciclo interattivo.
 Le persone afflitte da problemi psicologici sono da considerare come degli scienziati scarsamente efficienti, che potrebbero essere d’aiuto a se stessi se mettessero alla prova le loro ipotesi in maniera più efficace, scartando quelle che non funzionano in favore di altre che funzionano meglio. (Wessler, 1986, p. 6).
L’immagine di terapia che il terapeuta cognitivista vuole trasmettere al suo cliente è quella di due scienziati che lavorano insieme per definire il problema di costui, per formulare e valutare ipotesi su di esso e trovare così le migliori opzioni di risoluzione (Blackburn e Davidson, 1995). Beck e i suoi collaboratori (Beck et al., 1979) definiscono questo lavoro di squadra, come se terapeuta e cliente fossero due scienziati, “empirismo collaborativo”. Sviluppare un atteggiamento di apertura mentale significa che sia il terapeuta che il cliente discutono a partire dalle informazioni concrete che hanno raccolto, piuttosto che discutere di opinioni personali o di pregiudizi.
Immerso negli orrori indescrivibili di Auschwitz, Viktor Frankl, un famoso psichiatra, ebbe modo di osservare che “qualunque cosa può essere tolta a un uomo, tranne una: scegliere il proprio atteggiamento in ogni specie di situazione, scegliere la propria strada” (Frankl, 1985, p.86).

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.